07 Gen Di Rosso e di Blu
Articolo di Paola D’Arpino
“L’Architettura deve essere specifica per ogni luogo”
(R. Bofill 5.12 1939 – 14.1. 2022)
I metodi di analisi e di studio di tutte le materie hanno la costante necessità di semplificare le trattazioni e per fare ciò ricorrono a quella estrema semplificazione che è la classificazione, la divisione in tipologie, l’apposizione di etichette. L Arte e l‘Architettura non fanno eccezione. E’ cosi che ci ritroviamo a parlare schematicamente, per l’ultimo recente secolo, di Movimento Moderno, o invece di Postmoderno, e di quest’ultimo, l’architetto catalano Ricardo Bofill, scomparso a gennaio di quest’anno 2022, viene spesso definito uno dei più importanti e noti esponenti a livello internazionale.
Certo, a leggere una delle più note affermazioni di Bofill “l’architettura deve essere specifica per ogni luogo”, salta all’evidenza più immediata la contrapposizione all’espressione, o meglio definizione, tra le più ricorrenti ed emblematiche : “International style”(1), con cui si indicò quel linguaggio architettonico internazionale, privo di regionalismi, e basato sugli assiomi del Movimento Moderno. Ma, in fondo, questi schematismi, possono descrivere in modo completo ed assoluto, l’operato di un architetto che nell’arco della propria vita professionale, come in “picassiana” progressione(2), può percorre timide fasi iniziali giovanili caratterizzate da speranza ed utopia, poi seguite da fasi di crescita, di consapevolezza, di ripensamento o di evoluzione ?

Scorrendo, l’ormai completa, produzione dei progetti e realizzazioni di B. sono forse distinguibili almeno due fasi.
Tra i suoi primi importanti progetti e realizzazioni, vengono ricordati gli appartamenti El Sargazo, Castelldefels, a Barcellona, del 1962, dove troviamo, dettagli postmoderni e decorativi singolari come quelli che vennero definiti “gargoyles” nella parte alta degli edifici, e alcuni elementi e caratteristiche che si ritrovano anche in opere successive, ovvero l’uso di colori pieni, dei vari toni di rosso, ed il blu intenso.
Rosso è anche il complesso Las Manzanera del 1962, complesso turistico ad Alicante dove lo studio RBTA(3) di Bofill, intendeva ricreare una sorta di Giardino dell’Eden chiuso ma affacciato su un magnifico paesaggio tramite una interpretazione molto legata a quello che venne definito Regionalismo Critico. (4)
Rosso è anche Walden n. 7, a Barcellona, del 1974, complesso residenziale, realizzato nel sito di una ex fabbrica di cemento. Il design che evoca gli alveari ovvero “a nido d’ape” e le unità abitative, progettate per una sola persona, vennero definite “celle” dagli stessi collaboratori dell’architetto,
Colorata a colori forti e pieni è anche La Muralla Roja, una delle opere dell’architetto catalano più note ed evocative per scrittori e registi di tutto il mondo. A guardarla dall’esterno sembra una fortezza tutta rossa e blu, concepita con chiaro riferimento all’architettura popolare del Mediterraneo arabo, alle torri del Nord Africa. Il Muro Rosso appare come una fortezza ma all’interno viene annullata la divisione tra spazi pubblici e privati e viene invece proposta una reinterpretazione della Kasbah con una sorta di labirinto di molteplici percorsi e collegamenti tutti diversi. Con una estetica forse definibile costruttivista, si incontrano patii e collegamenti agli appartamenti. Anche i colori delle varie parti furono assegnati secondo le loro funzioni strutturali : il rosso all’esterno è stato scelto per accentuare il contrasto con il paesaggio circostante; patii e scale, sono stati colorati con toni di blu, celeste, indaco, viola, che si armonizzano, e a volte confondono, con il cielo Questa architettura pare sia stata l’ispirazione per le ambientazioni della nuova serie cult “Squid Game” (5) e a guardare le immagini tratte dalle sequenze della serie, le analogie sono davvero evidenti.


Ma gli interventi più emblematici del primo periodo della carriera di Bofill, i più postmoderni, i più intrisi di istanze ed intenti sociali e, con il senno di poi, di utopia, sono quelli ideati e realizzati per il governo francese per la creazione delle Villes Nouvelles vicino Parigi: nuove città costruite per decongestionare il centro cittadino pianificando l’interland e per evitare il degrado delle periferie.
Nascono cosi nel 1982 Les Arcades du Lac, Le viaduc e The Spaces of Abraxas. Negli anno ’70 era stata preponderante la crisi di alloggi, e questi due progetti tentano di dare una risposta veloce ma qualificata a questa esigenza.
Les Arcades si ispirano ai giardini alla francese dove però le siepi sono edifici. B. tenta di creare una Città Giardino, in cui la vegetazione e il lago giocano un ruolo fondamentale riprendendo la famosa tradizione francese di costruire castelli sui ponti, soprattutto nella regione della Loira. “Le Viaduct” è un complesso di 74 appartamenti, costruito su un lago artificiale. L’accesso agli appartamenti è al piano terra. I collegamenti verticali occupano la parte centrale della facciata nord, e tutti gli ambienti sono esterni.
Gli Espaces d’Abraxás, sono stati forse la più grande utopia di Bofill. nascono come spazio d’incontro tra classi sociali. Qui l’architettura delle periferie fatta generalmente di grattacieli viene sostituita da edifici monumentali e in stile neo-classico per un totale di circa 600 appartamenti. L’insediamento è organizzato in 3 elementi: il Teatro, l’Arco e il Palazzo. Viene Inaugurato nel 1983, ma non riuscìrà mai ad integrarsi con lo spazio circostante, subendo negli anni, un progressivo abbandono tanto da rimanere isolato e privo di negozi. In seguito due edifici sono stati utilizzati come case popolari. Nel 2012 il sindaco pensò di demolire la struttura, proprio perché era divenuta una zona particolarmente degradata ed insicura. Ma nel 2015, il luogo ormai angosciante e cupo, viene scelto come set della trasposizione cinematografica del romanzo di fantascienza scritto da Suzanne Collins, “The Hunger Games – La rivolta – parte 2”(6), una storia ambientata in un futuro post-apocalittico e, ironia della sorte, distopico. Sembra un controsenso, un gioco sadico della storia che, un luogo studiato, pianificato, progettato con le migliori teorie di miglioramento della qualità della vita dei residenti e della città, divenga in pochi anni un utopia mai raggiunta e anzi si trasformi nell’opposto, nell’incubo quotidiano, tanto da rappresentare le peggiori teorie negative e distopie. Sembra la dimostrazione di quanto descritto da Evgenij Zamjatin(7) nell’utopica città di vetro che diviene invece l’incubo di una realtà di individui ridotti a numeri, o come la Città Panico di Paul Virilio(8) dove la paura, il terrore pervadono gli individui e diventano l’attesa costante ed angosciante di un grande “incidente”, un “crac” globale e disastroso di cui si ha la netta sensazione che inesorabilmente prima o poi arriverà. Quella sensazione è ben rappresentata nella scena clou di Hunger games, quando i protagonisti all’interno del Théâtre improvvisamente vedono arrivare una marea di catrame nero da cui rischiano di essere sommersi.

Gli anni ’90 della produzione dell’architetto e del suo studio si svolgono soprattutto in Francia, ma anche negli Stati Uniti, in Marocco e a Praga. (9)
Il nuovo millennio invece vede attivo Bofill tra Barcellona e l’Italia e finalmente quello stile postmoderno, quella retorica neoclassica, man mano si affievoliscono lasciando spazio ad una composizione più libera, “astratta”, pur rimanendo fedele a quel suo enunciato “L’Architettura deve essere specifica per ogni luogo”.
Il 2005 è l’anno del Masterplan del Parco Leonardo di Fiumicino(10)
Il 2007 è la volta del Masterplan del Palacrociere Stazione marittima del Porto, complesso Torre Orsero e Mezzaluna, a Savona. Obiettivo dell’intervento è stato prima di tutto quello di riqualificare il porto, dare infrastrutture adeguate all’attracco delle grandi navi da crociera ma anche rigenerare l’area, creare un nuovo polo cittadino in grado di integrare, all’interno di un piano organico e coerente, il vecchio porto e la città, con strutture di uffici, abitazioni, strutture commerciali e ricreative, quindi un uso misto. La seconda parte degli obiettivi è attuata soprattutto dalla torre Orsero che disegna un cortile pubblico pedonale fiancheggiato da edifici di cinque piani che riproducono l’ambiente circostante. La struttura dell’edificio è costituita in realtà da due volumi verticali affiancati. Le aperture si alternano alla muratura mentre all’esterno la pelle dell’edificio è interamente vetrata. La vecchia darsena di Savona, aveva funzioni e dimensioni decisamente di scala inferiore prima dell’intervento di adeguamento alle grandi navi e questo rimane evidente se ci si affaccia, ad esempio, dalle splendide finestre dello storico palazzo che si affaccia sul porto, il palazzo Lamba Doria : le grandi navi, ferme, in attesa della ripartenza, sono evidentemente fuori scala con tutto il contesto e l’unica struttura che riesce a rimanere in proporzione adeguata è proprio la Torre Orsero. Pochi passi più in là, verso il centro, le torri storiche del Brandale e del Guarnero e sul lato a ovest del pala crociere la torre della darsena, che costituiscono il contesto storico ambientale e la continuità con la moderna torre.

Nel 2009 viene inaugurato l’Hotel “W” a Barcellona che caratterizza fortemente lo skyline del porto, diventato in pochi anni una vera e propria icona per la costa di Barcellona. Quando si attracca o si riparte da una grande nave al porto, tra gru, passaggi sopraelevati, moli, darsene, containers, navi, tra gli scatti e le macchine fotografiche, fino a qualche tempo fa, si cercava di individuare soprattutto la Torre Agbar di Jean Nouvel. Ora la scena è totalmente rubata dall’Hotel W e dal suo volume a grande “vela” di superfici vetrate argentate che rispecchiano il colore e le onde del mare su cui sembrano galleggiare. Un volume semplice, liscio, lucido, riflettente, che si esalta ed illumina delle sfumature calde di albe e tramonti mediterranei. L’orientamento delle due superfici della vela, leggermente curve, poste lungo l’asse est-ovest, fanno sì che l’edificio durante l’arco della giornata abbia una continua variazione di chiaroscuri a seconda dell’ora, per la grande gioia delle migliaia di turisti che si recano nella Plaja Barcelloneta(11) appositamente per fotografarlo
Sempre nella zona del porto è la famosissima Rambla del Mar, con le note “onde” della struttura che accompagnano la passeggiata che, terminata La Rambla, da piazza Cristoforo Colombo, continua il percorso sul mare ma con l’originale snodo centrale che ad intervalli si apre per lasciare passare le imbarcazioni
Il Desigüal Headquarters è del 2012. Tra gli ultimi più importanti, e noti internazionalmente, edifici di Bofill si ricorda la sede della Disegual, vicino al Paseo de la Barceloneta e all’Hotel W sul lungomare. L edificio ha quattro piani con una facciata in vetro che offre uno spazio ufficio flessibile per un team di ben 800 persone. La terrazza sul tetto, con spettacolare vista sul mare, offre ulteriore spazio, perfetto per organizzare eventi aziendali e sfilate di moda. Il tratto di lungomare davanti questo palazzo con lo sfondo del W Hotel è una delle location più ricercate per video musicali(12).
Ripercorrendo la ricca produzione delle opere dell’architetto Bofill, ci rendiamo conto che ben pochi architetti sono riusciti, nell’arco della loro vita, ad essere cosi rappresentativi anche con il passare degli anni e dei decenni, pur cambiando stile progettuale. Bofill è riuscito a divenire con le sue opere una vera icona, un emblema per generazioni diverse e diverse fasce di età, una firma cosi ambita tanto da essere scelto da moltissimi marchi esclusivi come Parfum Rochas, Shiseido, Cartier, JCDecaux, Parfum Christian Dior, l’Axa assicurazioni, Bnp Banque, Disegual. I suoi interventi hanno cambiato l’aspetto di città, capitali e metropoli e rimangono a testimoniare la genialità di un uomo nato al termine della guerra civile spagnola e quando stava per scoppiare la seconda guerra mondiale ma che, nonostante ciò, dagli anni’60 in poi, e per ben 60 anni circa, ha lavorato ed inciso fortemente nell’architettura internazionale.